ANCIP a Eudishow 2018: una riflessione del presidente Binda Zane

Il Dott. Paolo Binda Zane è attualmente Presidente dell’ ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iperbarici Privati), un’associazione nata nel 1993 che raggruppa circa 20 fra i più importanti centri iperbarici privati di tutto il territorio nazionale.
L’Ancip è stata fra gli sponsor di Divedoctor a Eudishow 2018.
Oggi pubblichiamo una riflessione del suo presidente, il dott. Binda Zane.

 

Durante l’ultimo EUDI Show svoltosi a Bologna all’inizio dello scorso mese di marzo, la SIMSI (Società Italiana di Medicina Subacquea e Iperbarica), ha prestato particolare attenzione agli aspetti sanitari dell’immersione, ponendo l’accento sulle patologie che possono coinvolgere i vari apparati del corpo umano durante la pratica dello sport subacqueo.

Gli aspetti fisiopatologici dell’immersione sono stati oggetto di studio e di confronto costante fra i medici iperbarici che fanno capo alla Società scientifica, la cui “mission” è, fra le altre, di rendere sempre più sicura una pratica sportiva a cui si avvicina un pubblico sempre più vasto.

Questa breve nota vuole solamente avere il carattere di raccomandazione a chi pratica la subacquea sportiva, e si basa sull’osservazione delle informazioni che derivano dagli associati all’ANCIP (Associazione Nazionale dei Centri Iperbarici Privati), Centri che, in Italia, trattano il maggior numero di subacquei infortunati.

Si sono spesso osservati casi di MDD apparentemente inspiegabili: accade spesso che i sintomi della MDD si manifestino dopo un’immersione condotta secondo i crismi canonici: tempi corretti, tappe di decompressione eseguite nel rispetto delle tabelle e validate dal computer.

Al subacqueo e al medico che lo prende in cura, il manifestarsi di una MDD appare senza evidenti motivi; l’esperienza di 40 anni di lavoro in questo settore, ci suggerisce però, di approfondire l’anamnesi, che deve essere volta ad indagare su episodi, anche insignificanti, che riguardano lievi patologie o stile di vita “a rischio” per l’immersione.

Per meglio chiarire: spesso veniamo a conoscenza di una lieve patologia precedente, tanto lieve da essere trascurata; oppure si scopre che la sera precedente l’immersione si sono verificati eccessi alimentari non proprio compatibili con un sano e sportivo stile di vita.

Nonostante ciò il subacqueo (che magari preferirebbe starsene a riposo per smaltire gli effetti di un lieve malessere) non rinuncia all’immersione, vuoi perché gli amici lo stimolano, vuoi perché l’immersione fa parte di un pacchetto già pagato, e così via.

In questo modo l’immersione si svolge in condizioni fisiche non perfette che aumentano il rischio di incidente.

Ripeto quanto esposto prima: questa nota non pretende di dimostrare scientificamente la correlazione fra vaghe situazioni di malessere e l’insorgenza di una patologia; vuole evidenziare la sottovalutazione di segnali che, in certi casi, ci da il nostro organismo, e che devono, invece, essere ascoltati.

Le tabelle, gli algoritmi su cui si basano, i riscontri che ci da il computer, non sono validi in assoluto, non sono infallibili per definizione; tutto quanto ci fornisce la tecnica sofisticata di cui disponiamo deve essere solamente un supporto per il subacqueo.

Prima di intraprendere un’immersione è quindi importante una severa autovalutazione delle proprie condizioni fisiche; bisogna “ascoltare” il proprio organismo, ed essere consci che l’immersione è sempre e comunque, un’occasione di stress per il nostro corpo, stress che può enfatizzare situazioni di malessere anche lieve.

Dott. Paolo Binda Zane – Presidente ANCIP

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