La rivista SUB intervista il dottor Longobardi sulle deep stop.

Il numero di agosto 2017 della rivista SUB è disponibile in edicola o acquistabile online qui ). Il giornalista Umberto Natoli ha intervistato il dottore Pasquale Longobardi, Presidente SIMSI, per un approfondimento sulle curiosità e perplessità che ha generato la redifinzione nelle soste profonde (deep stop).  Riportiamo un estratto dell’intervista.

Dottore Longobardi stiamo vivendo una fase di rinnovamento dei concetti legati alle tecniche di decompressione?

C’è maggiore attenzione allo stile di vita del singolo subacqueo che influenza la probabilità di insorgenza di diverse patologie cardiache, vascolari, tumorali e gli incidenti subacquei (l’edema da apnea profonda e, verosimilmente, l’incidente da decompressione). Parlerei quindi di un più ampio concetto di medicina, non solo di interesse subacqueo

Quali sono le novità sul deep stop?

Per deep stop si intende una sosta facoltativa e non una tappa obbligatoria del piano decompressivo. Quanto pubblicato dal DAN Europe nel 2004 è ancora valido: entro i 30 metri di profondità (4 bar)  l’introduzione di una sosta di due minuti alla metà della massima pressione assoluta raggiunta, riduce l’innesco delle bolle. Per le immersioni più profonde di 30 metri la sosta profonda aumenta la probabilità di incidente da decompressione per l’ulteriore accumulo di gas inerte e per il maggior tempo di esposizione ai processi infiammatori che si attivano durante la permanenza sul fondo.

Quindi dottore Longobardi le indicazioni di molti computer dovrebbero essere riviste, giusto?

E’ sufficiente scegliere il computer più adatto per ciascun subacqueo. I deep stop devono essere facoltativi. Alcuni computer, come l’italiano “ix3m” della Dive System o il canadese Petrol della ShearWater, consentono di modificare i valori del Gradient Factor (Low per definire la profondità della sosta profonda, High per determinare la durata in minuti dell’ultima tappa prima della risalita in superficie).  

Alla luce delle ultime conoscenze, quali sono gli algoritmi decompressivi oggi più consigliabili?

Gli studi attuali ci inducono a privilegiare la decompressione utilizzando miscele di fase che agevolino la desaturazione del gas inerte e prevedere la maggior parte del tempo di decompressione  a quote più vicine alla superficie.

Lei prima accennava che in relazione al rischio di incidente da decompressione la medicina subacquea attuale prende in considerazione anche altri fattori.

Assolutamente sì. Molti incidenti da decompressione cosiddetti “immeritati” sono riconducibili ad un’ alterata forma fisica del subacqueo. L’età superiore ai 50 anni, il fumo, il colesterolo alto, la pressione arteriosa superiore alla norma e il Body Mass Index (BMI – calcolalo qui https://www.nhlbi.nih.gov/health/educational/lose_wt/BMI/bmi-m.htm ) superiore a 30,  influenzano la predisposizione al danno dell’endotelio. Un’attività subacquea sicura e appagante può essere svolta soltanto mantenendo un tenore di vita sano, con attenzione al peso corporeo tramite l’alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura, e l’attività fisica costante.  

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