No all’iperbarica in casa

È di questo novembre un’importante revisione delle procedure e dei posizionamenti dell’NBDHMT statunitense (il National Board of Diving & Hyperbaric Medical Technology) in almeno tre dei molti aspetti della sicurezza in ambito iperbarico. A fronte del crescente impiego ‘casalingo’ di certe camere iperbariche trasportabili, realizzate in tessuto, quest’associazione iperbarica alquanto rinomata a livello internazionale ha assunto una forte presa di posizione, suggerendo che ci sia un uso assolutamente calmierato e controllato di queste camere.

Senza tanti giri di parole l’NBDHMT afferma infatti:
“Questi tipi di camera sono autorizzati dalla Federal Drug Administration (FDA) per il solo trattamento del mal di montagna ed unicamente quando le camere in questione siano compresse con aria (quindi con il 21% di Ossigeno e non di certo in Ossigeno al 100%).
Malgrado ciò si osserva invece una loro ampia pubblicizzazione, sostenendone l’uso per il trattamento di un gran numero di patologie, molte delle quali di fatto ancora “off-label” (ovvero non validate) quanto ad una reale possibile efficacia del loro trattamento con Ossigenoterapia Iperbarica (OTI). Questo comportamento alquanto discutibile, sia da un punto di vista etico che culturale, le pone in ulteriore forte contrasto con quanto consentito dalla FDA perché, nel tentativo d’aumentare l’efficacia di queste camere, non manca il pericoloso ricorso a dei concentratori d’ossigeno o a altre diverse supplementazioni d’ossigeno (così da ottenere una, cosiddetta, ‘aria arricchita’).
È altresì evidente che queste camere non sono sempre gestite in modo coerente con gli standard stabiliti dalla National Fire Protection Association (NFPA) 99, nello specifico capitolo sulle strutture iperbariche”: capitolo a cui fanno spesso riferimento anche le normative italiane di settore, quando si parla di congruenza strutturale d’impianto iperbarico. [fonte e maggiori dettagli]

OssigenoTerapia Iperbarica (OTI): quando sì, e quando no.

Fino a diversa contraria dimostrazione, l’ossigenoterapia iperbarica ha prove d’evidenza piuttosto forti (seppur di grado diverso) e un forte razionale in diverse oti_nonindicataindicazioni terapeutiche…un po’ in tutti i Paesi.

Tra l’altro, nelle diverse realtà nazionali, le Linee Guida all’OTI si stanno progressivamente allineando fra loro, tendendo a uno standard sempre più condiviso (sia nel valutare il reale costo/beneficio della terapia applicata, sia nello stabilire i profili che il trattamento stesso deve avere).

Non è invece altrettanto ubiquitario il fatto di rispettare le Linee Guida, la cui unica deroga dovrebbero essere i soli studi approvati da un comitato etico e resi gratuiti ai pazienti. È per questo che vale comunque la pena di ricordare, almeno qui, che lo scorso aprile l’ECHM (ovvero l’European Committee on Hyperbaric Medicine) ha sancito quanto indicato nella Consensus Conference di esperti che si è tenuta a Lille (FR).

Anche se con un livello di evidenza di grado diverso, l’Ossigenoterapia iperbarica appare NON-INDICATA (con evidenza Tipo I) in caso di: disordini dello spettro autistico, paralisi cerebrale, sclerosi multipla, stroke in fase acuta, insufficienza placentare, o tinnitus.

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Per la gioia degli occhi

Il post di oggi si chiude con qualcosa di più leggero, come promesso che sarebbe stato…almeno di tanto in tanto.

Si tratta di un bellissimo filmato in cui gli autori sono ricorsi a un drone di elevata tecnologia e alle immagini fornite da una natura di una bellezza almeno altrettanto elevata. Un tributo all’elemento straordinario di cui si occupa la nostra branca medica: l’acqua. Senza nulla togliere a paradisi più nazionali, e d’altrettanto fascino, oggi ci lasceremo con un’aerial-view delle isole Naviti meridionali, nell’arcipelago delle Yasawa.

Buona visione e alla prossima!

 

 

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