Ai confini dell’Ossigeno

Propongo alla vostra lettura due recenti articoli che spaziano tra gli opposti estremi dell’ossigeno:

  1. Ossigeno (O2) normobarico ed O2 iperbarico,
  2. Effetti dell’ipossia sul mitocondrio.

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Spunti in evidenza e in breve:

  1. Nel primo lavoro (studio su animale: campioni di tessuto cerebrale esposti ad una deprivazione acuta di O2 e glucosio) s’evidenzia che, per poter ridurre in questo caso il danno del parenchima cerebrale, è di utilità l’ossigeno iperbarico (HBO) ma non quello normobarico (NBO).
    Link al testo completo e gratuito dell’articolo: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5110143/

     

  2. Nel commentario (e altro studio animale), d’ancora maggior interesse: a spiegare perché invece l’ipossia potrebbe avere un chiaro effetto protettivo sul ‘disturbo mitocondriale’, viene postulato [con un riferimento al lavoro di Jain et al. (2016)] che si venga a realizzare una sorta di “condizionamento” ipossico, stimolando una ipotizzata, e possibile, risposta innata all’ipossia.
    Link al testo completo e gratuito dell’articolo: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5110142/

È da ricordare che la cosiddetta ‘malattia mitocondriale’, gruppo molto eterogeneo di patologie ereditarie, è causata da alterazioni nel funzionamento dei mitocondri, e con dei disturbi quindi dovuti alla disfunzione della catena respiratoria. Questa disfunzione è però anche la stessa che sottende molte altre patologie, che vanno dalla patologia cardiovascolare alle malattie neurodegenerative (incluse Alzheimer e Parkinson), dai disordini metabolici al cancro, o al normale invecchiamento.

È evidente l’estrema importanza che potrebbe avere un rimedio, se esistesse, a questa disfunzione.

Quale allora la risposta terapeutica possibile: l’ipossia? L’iperossia? Nessuna delle precedenti?

Risposte in questo senso paiono essere ancora molto premature, ma si può quantomeno concludere invitando a non prendere mai per ora applicabili all’uomo – automaticamente e ‘tout court’, ovvero senza tanti preamboli – quelli che sono invece dei risultati che provengono da studi animali.

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